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PETROLIFERO, SHOCK
(1973-1974). Grave crisi economico-politica nei paesi industrializzati provocata da un'improvvisa difficoltà di approvvigionamento energetico. Durante la guerra arabo-israeliana del 1973, gli stati arabi produttori di petrolio (vedi Opec) si autoimposero un contingentamento alla produzione per punire i paesi sostenitori di Israele. Mentre il principale di questi, gli Usa, erano tuttavia autosufficienti, l'iniziativa si tradusse in un aumento vertiginoso del prezzo del greggio che colpì soprattutto i paesi dell'Europa occidentale e il Giappone, costringendoli a inopinate misure di austerità (le "domeniche a piedi") salutate addirittura come una svolta in senso ambientalista. Gli effetti per l'economia mondiale furono più duraturi. I paesi consumatori spinsero verso una diversificazione delle fonti energetiche, soprattutto in senso nucleare, e dell'organizzazione del lavoro, mediante un'accelerazione del decentramento produttivo (anche internazionale) per ripartire l'aumento dei costi, mentre fu soffocata e talora stroncata la rincorsa di molti paesi sottosviluppati dipendenti dalle forniture di petrolio estero. Sul piano politico, gli Usa riuscirono a imporre alla Cee un fronte comune che piegò il cauto filoarabismo di alcune medie potenze (Dichiarazione atlantica di Bruxelles, 1974). I paesi dell'Opec (da cui si erano staccati Egitto e Siria) lucrarono ampi margini di guadagno che tuttavia, pagati in dollari inconvertibili (petrodollari), restarono sul mercato mondiale come uno dei principali fattori dell'impennata inflazionistica degli anni settanta e del crescente indebitamento dei paesi produttori di petrolio non arabi.
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